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Il regno incantato

Il regno incantato

In un tempo ormai lontano, in cui l’uomo aveva stabilito con la Natura un profondo contatto di conoscenza, rispetto e dialogo, sorgeva un regno incantato abitato da elfi, fate e folletti. In quel tempo l’uomo viveva un rapporto di armoniosa collaborazione con tutti gli Esseri, che la Natura ricambiava con la propria magica creazione: cascate di acqua fresca, trasparente e pura formano laghi, fiumi e ruscelli che dalle alte cime innevate correvano fino a valle in una simpatica danza, sinuose colline si rincorrevano all’orizzonte e richiamavano alla mente la forma delle onde del mare, vigorose foreste e verdeggianti boschi, si distendevano fino ad abbracciare le frastagliate e alte coste; rive di finissima sabbia bianca sembravano a loro volta tuffarsi tra le braccia delle calde acque del mare, grotte di pietra calcarea formavano delle vere e proprie sculture naturali dove l’acqua si andava a nascondere, creando dei piccoli laghi artificiali.  Fiori e piante di ogni tipologia crescevano forti e rigogliose, alberi da frutta di ogni specie prosperavano fiorenti producendo frutti succosi di ogni colore e forma e sulle ripide scogliere germogliavano verdeggianti cespugli di erbe aromatiche che rilasciavano nell’aria un delicato profumo di aromi.

In quel regno magico ciascun movimento della Natura emetteva un suono delicato e armonico, una dolce sinfonia musicale che accompagnava ogni elemento naturale con armoniosi silenzi e silenziosi suoni: dal dolce suono della pioggia che picchietta allegra sulle foglie degli alberi, alla goccia di rugiada che scivolando sul filo d’erba al primo sole del mattino sembrava scomporre i raggi del sole in mille colori di luce, dal fragore dell’acqua di una cascata o a quello pacato dello scorrere di un torrente, fino al suono del vento che soffiava impetuoso, dai  delicati profumi di cui l’aria si riempiva, alla magnifica luce argentata della luna, fino alle stelle che, come fiori di zucchero, splendevano in cielo; la luce del giorno e il buio della notte, l’inizio e la fine, il sopra e il sotto danzavano all’unisono senza divisioni e rendevano quel regno un luogo pieno di amore e bellezza, un angolo di mondo sospeso nel tempo che l’uomo osservava attraverso gli occhi del cuore per comunicare direttamente con la sua anima.

Ogni elemento della Natura aveva stabilito una connessione con l’uomo, così il vento burlone si divertiva a soffiare forte per fare qualche scherzo ed anche le stelle, nelle serene notti d’estate si rallegravano a cospargere il cielo di polvere di stelle che, come una bianca farina, cadeva dolcemente sugli abitanti della terra: si narrava che ogni desiderio espresso sotto quel cielo, si sarebbe avverato.

Le case erano costruite con sassi di fiume, mentre i tetti con robuste travi di legno ed ognuna era contornata da ampi giardini dove venivano coltivati alberi da frutta e ortaggi di ogni tipo per avere sempre a disposizione frutta e verdura di stagione ed ogni genere di semi per cucinare pasta e pane; gli uomini non cacciavano animali né pescavano pesci e vi era un assoluto rispetto per ogni forma di vita; le donne cucinavano prevalentemente piatti a base di verdure di stagione che univano a pasta, pane oltre che deliziose torte alle noci e  alla frutta.

Le case erano collegate tra di loro da piccole stradine e da canali d’acqua che d’estate venivano percorsi utilizzando delle piccole ma coloratissime barche a remi; tutta la vita di questo regno magico si svolgeva intorno alla cura dei boschi, alla pulizia delle rive dei fiumi, dei torrenti e dei canali di acqua, alla coltivazione dei cereali e degli ortaggi, alla costruzione e alla cura delle loro abitazioni; gli uomini si dedicavano all’agricoltura e alla falegnameria, mentre le donne alla cura della casa, alla tessitura, alla sartoria e alla cucina; tutti gli abitanti di questo regno dedicavano anche molto tempo allo studio di ogni disciplina e conoscenza: dalla matematica alla medicina, dalla letteratura alla filosofia, dalla pittura alla scultura; sia da piccoli che da adulti, non smettevano mai di studiare e d’imparare e ciascuno di loro seguiva con grande entusiasmo e dedizione, le proprie attitudini e inclinazioni: vi erano bravissimi scultori, pittori e artisti, matematici e astronomi, scrittori e poeti e tutti vivevano in armonia con gli altri abitanti di questo regno dai quali traevano grandi insegnamenti; l’uomo dialogava pacificamente con ogni forma di vita, rispettandone le diversità, le attitudini e le diverse inclinazioni.

Elfi, fate e folletti, creature buone a pacifiche, erano sempre vicine agli esseri umani e tra di loro regnava la spontaneità, la purezza, la sincerità e l’amore verso tutte le forme di vita; nessuno in quel regno incantato si sentiva mai solo perché c’era sempre qualcuno pronto a correre in aiuto: gli elfi silvestri che popolavano il bosco, aiutavano gli uomini a curarne ogni aspetto e se una pianta era sofferente, gli elfi silvestri chiedevano aiuto agli uomini i quali correvano subito in soccorso con medicamenti e acque preparate appositamente; vi erano gli elfi dei sogni, speciali creature quasi trasparenti che viaggiavano di notte con il compito di apparire in sogno per donare suggerimenti utili al raggiungimento della pace e della serenità e possedevano il potere di dialogare con le pietre, astute depositarie di antiche memorie; vi erano poi gli elfi delle cascate, giocherelloni e scherzosi, amavano trascorrere il loro tempo immergendosi nelle acque fresche e pulite e nella calda stagione assopirsi al sole e gli elfi delle montagne che vivevano sulle cime innevate e si costruivano i loro caldi rifugi all’interno delle montagne; si narrava che da lassù avessero il potere di percepire la tristezza o le preoccupazioni degli uomini e quando ciò accadeva, indossavano i loro sci e scendevano in gran velocità dalle montagne per portare la saggezza di cui erano detentori rallegrando gli animi e donando gioia.

Questo regno incantato era anche abitato da moltissime fate che, con le loro coloratissime ali, erano solite riunirsi in gruppo e giocare a rincorrersi in compagnia delle farfalle, volando leggere per i boschi, sulle rive dei fiumi e sulle spiagge intonando e accompagnando, con le loro voci angeliche, il canto melodico e festoso degli uccellini: vi erano le fate dei torrenti e dei ruscelli che adoravano bagnarsi nelle loro fresche acque, volare sui prati fioriti per poi posarsi sulle erbose colline e riscaldarsi sotto i luminosi raggi del sole e le fate delle nuvole che, burlone e fantasiose, si divertivano a cambiare le loro forme modellandole e facendole poi dissolvere: una leggenda narrava che nelle forme delle nuvole venivano custoditi i desideri, le fantasie e i sogni perduti degli uomini.

Le rigogliose foreste erano invece abitate dai folletti, spiriti della Natura esuberanti e scherzosi, creature dal temperamento buono e amichevole, il cui compito principale era quello di prendersi cura in modo amorevole di tutte le creature: un animale in pericolo o ferito, un fiore troppo timido per riuscire a mostrare la meraviglia dei suoi colori o un albero che, con l’arrivo della primavera, faticava a risvegliarsi e a germogliare; alcuni di questi folletti trovavano accoglienti le dimore degli uomini ed erano soliti trascorrere lì i gelidi inverni, godendosi il caldo tepore del fuoco scoppiettante del camino e avevano il  compito di aiutare gli uomini a ritrovare l’ispirazione e i talenti perduti; altri invece erano soliti avvicinarsi ai villaggi degli uomini solo per dare loro consigli su come curare il bosco o aiutarli nella coltivazione dei campi; alcuni di loro vivevano insieme alle volpi, condividendo con loro, le calde dimore scavate sotto la terra, altri invece abitavano le grotte dei litorali costieri e da lì ascoltavano i racconti che le onde del mare udivano provenire da isole lontane, altri ancora custodivano i cunicoli sotterranei e trascorrevano il loro tempo in ascolto dei messaggi provenienti dal centro della Terra: le voci interiori degli uomini o i dialoghi tra le piante o ancora le parole delle acque e le emozioni degli animali, a volte allegri e spensierati e altre volte tristi e spaventati; in questi casi il loro compito era quello d’intervenire per riportare serenità e gioia.

Come un arcobaleno era in grado di restituire al mondo la gioia di colori perduti e come gli alberi erano spesso intenti ad ascoltare i profondi pensieri portati dal vento, allo stesso modo questi spiriti inviavano agli uomini messaggi di speranza che udivano provenire dal vento che sorvolava deserti e oceani.

Arrivò tuttavia un giorno, in cui l’uomo perse il valore dell’umiltà, assumendo un atteggiamento presuntuoso, egoistico e superbo, disattento, superficiale e ostile colmo di ottusa vanità e di falsa sicurezza, perdendo quell’intimo contatto con la propria anima e con il proprio cuore; la Natura fu così costretta a chiudere la porta di accesso a questo regno fatato e mandò l’essere umano a vivere lontano, nelle città.

Solo in particolari giorni dell’anno e solo a uomini meritevoli, la Natura apre le segrete porte di accesso a questi luoghi magici, quasi a voler stuzzicare un’antica e nostalgica memoria ormai dimenticata, per ritrovare una profonda spiritualità che sappia collegare l’uomo ai misteri più nascosti e magici della sua stessa esistenza.

 

 

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